Olbia

Olbia

Olbia rappresenta il cuore dell’Area Marina Protetta comprendendo, all’interno del suo territorio comunale, le isole di Tavolara, Molara e Molarotto. 

Il suo porto naturale è stato fin dall’antichità, motore di un intensa vita sociale e commerciale per la città. La civiltà nuragica, i Punici e i Romani furono le popolazioni che si susseguirono nel tempo e che sfruttarono le potenzialità del territorio. 

I Romani potenziarono il porto che diventò un importate punto di snodo per gli scambi con il resto della penisola ed anche una strategica base navale militare. Con la fine dell’Impero Romano d’occidente, la città di Olbia conobbe un primo periodo di decadenza. 

I Vandali la attaccarono, distruggendola e affondando le navi ormeggiate al porto. I resti delle navi affondate sono oggi esposte nel museo archeologico adiacente al molo Benedetto Brin. Olbia vive un periodo di relativa tranquillità durante i Giudicati quando, tra la fine del XI e l’inizio XII secolo, viene edificata la basilica di San Simplicio, patrono della città. 

Con la conquista degli Aragonesi e lo spostamento dei traffici marittimi dalla penisola italiana a quella iberica, Olbia ricade in un fase buia e rovinosa. La malaria e le continue aggressioni subite dalla città, costringono la popolazione a spostarsi nelle zone più interne della Gallura e nella vicina Corsica. 

Bisogna aspettare la seconda metà del XIX secolo per la rinascita di Olbia. La riqualificazione del porto, il ripristino delle attività commerciali con la penisola italiana, la linea ferroviaria Cagliari – Chilivani - Olbia riportano il benessere e un consistente incremento demografico. 

All’alba del XX secolo sorge ad Olbia un periodo di crescita economica, sociale e culturale tuttora in atto. Lo sviluppo turistico improvviso è stato sicuramente il motore del boom socio – economico del territorio, ma questo progresso ha dato poco spazio ad una riflessione sul nostro vivere e sul nostro rapporto con l’ambiente. 

La funzione dell’ Area Marina Protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo nel contesto di una città come Olbia, è anche quella di promuovere un nuovo modello di sviluppo più sostenibile, attento alla persona e rispettoso dei fragili equilibri dell’ambiente.